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venerdì 31 luglio 2009

Lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano




Da postare, per chi la condivide, all'indirizzohttps://servizi.quirinale.it/webmail/


Illustre Signor Presidente,

presto verrà riproposto alla Sua firma, per la promulgazione, il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche. A nome anche di numerosi altri cittadini, La prego vivamente di non firmarlo.

Tale disegno di legge, se dovesse entrare in vigore, limiterebbe in modo grave ed irreparabile le possibilità di indagine della magistratura inquirente, in contrasto con l’obbligo di esercitare l’azione penale, sancito dall’art. 112 della Costituzione. Detto obbligo, infatti, non significa solamente che il Pubblico ministero deve attivarsi di fronte ad una notizia di reato, ma significa anche che egli deve poter disporre di tutti gli strumenti processuali necessari per perseguire i delitti in modo efficace.

Né basta replicare - come sostengono i fautori del disegno di legge - che per i delitti di criminalità organizzata la nuova legge non pone limiti, e quindi non giustifica l’allarme. Ciò per intanto non è esatto, poiché i limiti di durata delle intercettazioni operano anche per quei reati. Ma soprattutto non si considera che non esistono solamente quei pur gravi delitti e che, in moltissimi casi, si riesce a scoprire quei gravi delitti, proprio grazie ad indagini, iniziate per reati molto meno gravi.

Noi cittadini siamo attenti e sensibili anche ai reati dei soggetti che rivestono delle pubbliche responsabilità: amministratori, uomini politici, operatori economici e finanziari, e in genere tutto quel ceto che si conviene di riassumere nell’immagine dei “colletti bianchi”.

Nei confronti di costoro la legge è davvero inaccettabile. Non soltanto essa riduce irragionevolmente (e il cànone della irragionevolezza è stato varie volte adottato dalla Corte Costituzionale per sancire l’illegittimità di molte leggi) le possibilità di indagine della magistratura; ma annulla per un tempo lunghissimo la possibilità di informare e di essere informati intorno a possibili comportamenti illeciti di tutti quegli individui. In tal modo ne soffre gravemente sia la libertà di stampa, sia la possibilità dei cittadini di conoscere la vita e la condotta di persone alle quali può andare il nostro voto. A causa di questo lungo silenzio-stampa noi potremmo trovarci ad accordare la nostra fiducia a qualcuno che si è reso autore di reati o di comportamenti riprovevoli, di cui verremmo a conoscenza solo dopo averla concessa. Questa è una ferita profonda ad una sana democrazia.

Molte altre sarebbero le considerazioni negative a proposito del disegno di legge in discorso, e Lei certamente ha mostrato di conoscerle. Per queste e per tutte le motivazioni non dette, La prego e La preghiamo vivamente di non promulgare tale disegno di legge.


Nel ringraziarLa per l'attenzione, porgo sinceri saluti,

DATA,
FIRMA

martedì 14 luglio 2009

Oggi sciopero

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sabato 4 luglio 2009

Cara Italia, siamo oggetto di barbarie...

Luigi Mazzella, giudice costituzionalista, scrive una lettera aperta al "caro" Silvio, il Presidente del Consiglio, il beneficiario del Lodo Alfano sulla costituzionalità del quale Mazzella dovrà pronunciarsi tra qualche mese.

E' scandalizzato...sente ancora l'odore della polizia fascista...
Tanto rumore per nulla! Per una cena tra gli amici di vecchia data!

"Caro Presidente, caro Silvio, ti scrivo una lettera aperta perché sto cominciando seriamente a dubitare del fatto che le pratiche dell'Ovra (la polizia segreta fascista, ndr) siano definitivamente cessate con la caduta del fascismo". "Ho sempre intrattenuto con te - scrive Mazzella - rapporti di grande civiltà e di reciproca e rispettosa stima."
"Caro presidente - conclude la lettera -, l'amore per la libertà e la fiducia nella intelligenza e nella grande civiltà degli italiani che entrambi nutriamo ci consente di guardare alla barbarie di cui siamo fatti oggetto in questi giorni con sereno distacco."

Sono parole che colpiscono. Ancora una volta si distorcono i concetti.
Ma qualcosa ho da scrivere anch'io,una semplice cittadina...
Ecco la lettera:

"Cara Italia,
siamo oggetto di barbarie, ma Ti invito ancora a resistere.
Scrivo una lettera aperta perché sto cominciando seriamente a dubitare del fatto che le pratiche piduiste, le manovre dei Principi o-sceni siano definitivamente cessate.
Ho sempre intrattenuto con Te rapporti di grande civiltà e rispettosa stima.
Ho creduto nella Tua capacità di risollevarti, ho investito le mie energie in quella parte onesta che ho avuto la fortuna di conoscere.
Ho cresciuto i miei figli nel rispetto della Costituzione e delle leggi e ho cercato di trasmettere il valore della morale e della dignità. Soprattutto di dignità.
Per me significa non farmi sopraffare dalla propaganda mediatica quando la realtà mi parla d'altro. Ho i miei occhi!
Dignità sta nell'opporsi quando le verità vengono distorte o addirittura nascoste, nell'aggrapparsi fortemente alla propria intelligenza per resistere al dilagante vuoto della coscienza e del pudore. Ho una morale!
La stessa che non mi permette di guardare le Istituzioni ridotte ad una combriccola di "vecchi amici", che non riescono più a separare il loro altissimo ruolo dal "privato" che deve sempre rimanere pulito per garantirne la credibilità.
Di recente ci sono stati tanti eventi "privati", immorali e offensivi per un popolo, e forse questa cena sparisce tra tutti quelli più piccanti, anche se altrettanto indecente.

Cara Italia, l'amore per la libertà e la fiducia nella grande civiltà degli italiani che nutriamo NON ci consente di guardare alla barbarie di cui siamo fatti oggetto in questi giorni con distacco, tanto meno con serenità.
Cara Italia, siamo oggetto di barbarie, ma Ti invito ancora a resistere..."